Carmelo Amenta, per Aretusea Magazine! Pochissime parole per descriverlo: folle, umile, geniale. La sua storia parla per lui, e noi ve lo presentiamo senza peli sulla lingua. L’ultimo rocker siracusano!
Carmelo Amenta per Aretusea Magazine, non so se ridere o se piangere, se essere emozionato o no, la prima domanda che ti farò è questa: hai dieci minuti per dirmi tutto su di te dall’inizio fino alla fine, confessati pure.
“Non ho fatto una mazza, ho fatto tre dischi, sono andati bene, mi sono divertito, ho fatto un sacco di concerti.”
Com’è nato il tutto?
“Riesco a diplomarmi e vado all’università, dove incontro altra gente in cui suono, e nei tardi anni 90 faccio parte delle Danze Ufo. Torno a Siracusa e mollo tutto perchè non ho più voglia, però poi pubblico più EP grazie a Carlo Barbagallo.”
Dov’è cominciata la tua carriera?
“A Siracusa, quando sono tornato da Roma, seriamente come Carmelo Amenta, prima suonavo in altre band, Tequila Sunrise, il Vizio di Eva, Albascura…”
Come mai non è cominciata a Roma la tua carriera?
“Lì, mi veniva più semplice gestire la situazione da gregario, Roma è molto grande, e pensi ad un altro migliaia di cose tipo a come mangiare, come pagarti l’affitto, il vino… non sono cose semplici e l’ultima cosa a cui pensi è la musica. Prima era totalmente differente, a Siracusa è venuto più semplice. Ho lavorato come guardia giurata, armato fino ai denti cit. e da lì ho deciso di riprendere con la musica.”
Il tuo approccio con la musica come è avvenuto?
“Mio padre ascoltava un sacco di musica, sono cresciuto con Rolling stones, Led Zeppelin, Raffaella Carrà.. Robaccia che passava in tv. Robaccia senza offesa.”
A quei tempi non c’era internet, quindi tu hai cominciato tramite cassette del tuo amico o di tuo padre? Sono cose che stiamo dimenticando anche se io ho vissuto l’era delle cassette che stavano ormai scomparendo.
“In effetti mi sento un privilegiato, mi sono davvero potuto godere un sacco di cose enormi, l’ultimo dei Venom che non era in Italia, lo ebbi tramite un mio amico, un miracolo! Made in Japan mi arrivò da un amico di mio padre dal Giappone. Adesso c’è un po’ più di confusione per via di internet, uso poco i social network, ma scopro in continuo un sacco di musica nuova che è buonissima.”
Un confronto tra anni 70 e adesso? Cosa preferisci? Tanta roba ma da scegliere o poca ma buona? Non pensi che serva un filtro tra musica buona o non?
“Che ben venga tutto, meglio adesso, in caso decido io chi mi piace di più. E’ più semplice”
Il tuo primo album? E’ stato autoprodotto, lavoro la mattina e la sera sala prove, da vero rocker.
“Si, è un disco più jazz che rock come pensi! Ringrazio comunque la Barbie Noia Record di Carlo Barbagallo per la distribuzione sul web, la Engine Of Saturation Records che fa musica elettronica con cui è andata abbastanza bene, forte di questa situazione ho trovato contratto con Siors, che mi ha fatto registrare “I gatti se ne fanno un cazzo della trippa” che è un album blues”
Ho sentito pure molto post rock nei tuoi pezzi al primo maggio.
“Sì, facciamo cose strane, il mio prossimo album si chiamerà l’arte dell’autodistruzione ed al primo maggio ho portato pezzi del mio nuovo lavoro, cose che non si devono fare, inoltre ci sarà una cover dei CCCP, ovvero tu menti.”
Qual è il tuo genere?
“Le tette, mi piacciono le tette”
Pausa di riflessione…
“Ho fatto questo disco blues e me l’ha prodotto Messere con Siors che è andato benissimo, lì c’era il problema dei concerti live, abbiamo proposto una versione acustica con Enzo Pepi della Pepi band, ma mancava Graziano con le sue percussioni. L’ultimo disco mi è stato prodotto da Altipiani. Un’etichetta che produce musica molto seria. Esclusivamente ciò che gli piace.”
La vita da tour com’è?
“Tette racchiude il tutto. E’ bellissimo, non è un lavoro, è un piacere, giri col chitarrino e con la macchina di Enzo Pepi che cammina a 50 km orari.. Cioè siamo arrivati a Roma dopo tre giorni, ero devastato. Abbiamo fatto questo tour stranissimo dentro la Sicilia ed uno fuori, un tour quasi radiofonico, Radio Rock, Radio città aperta, in Rai, poi.. Roma, al Localino, San Gemini, poi Pistoia, Toscana, ciao amici toscani, vi amo tantissimo!”
Mi sento destabilizzato… Differenze che trovi tra le altre città e Siracusa?
“Non ce ne sono così tante, ogni città ha il suo carattere, forse l’Emilia ha più realtà. Qui a Siracusa puoi campare facendo la cover band, se sei bravo e t’impegni, ti giri la Sicilia e diventa un lavoro, poi ora vanno di moda le tribute band.. Fuori si pensa di più a fare musica propria, in Emilia! Roma ha molte cover band e sono un po’ scandalizzati quando proponi inediti, ma non è tutto così, ci sono posti anche bellissimi per la musica inedita! Lo stesso Localino è grandioso che fa suonare un sacco di gente interessante, la proprietaria non prescinde dal gusto, ascolta la band e se sei bravo ti fa suonare. Milano ci sta roba buona e roba non buona. Siamo in Italia! Ti rendi conto di ciò che viene considerato musica indipendente in Italia?”
Sei stato all’estero?
“No, anche perchè canto in Italiano, per quanto bevo sarebbe difficile già in Italia figurati fuori”
E’ la fine… Perchè un musicista sceglie di fare le cover? Perchè non l’hai fatta pure tu?
“Le mie canzoni sono più belle. Anche se il mio progetto non è originale, è una cover band di Carmelo Amenta.”
Ogni volta che mi rispondi mi confondi, va bene..
“Mi piace il tuo coraggio, sei un guerriero! Torno serio!”
Come vedi il panorama siracusano? Vedi degli aspetti negativi?
“Il nostro è un posto fantastico, siamo tutti musicisti per questo ci sono poche persone ai live! Ma ci sono un sacco di belle realtà: William Wilson, Alì (Alì ti ho citato eh!), Pepi Band, Suzanne’Silver, Infernalia! Sono band che non suonano molto, perchè qui a Siracusa diventa difficile, alla fine ai concerti vengono i tuoi amici, e non è Los Angeles, gira e rigira siamo sempre lì! Tipo voi come Melissa Swam andate a suonare e vi ripresentate domani, io non vengo. E’ solo una questione di larghezza, tipo girare per Palermo, Catania, sarebbe meglio.”
Non pensi sia un problema culturale?
“No, penso sia il momento…”
Nella mia ignoranza, non pensi che servino più centri sociali, più Arci, che ogni mese propongano musica live?
“Assolutamente sì, servono queste realtà che creino aggregazione come voi l’avete creata oggi pomeriggio”
Serve questo a Siracusa, non pensare al profitto, ma fare cultura e musica inedita che secondo me è questo, questa è la base.
“Ci fossero tre circoli arci potresti fare concerti pagati che ti finanziano e ti mantengano in vita, mai suonare gratis, bisogna abbandonare questa mentalità”
Cosa si può fare per far tornare questa realtà?
“Persone in gamba.”
Stiamo incontrando tante persone in gamba, e speriamo di riuscire a fare un festival con musica e band selezionati, ospiti e tutto.. Comunque sto sudando tantissimo, c’è caldo e stiamo perdendo il controllo della situazione. Ultima domanda prima di morire, ultima domanda, progetti futuri?
“Andare a mangiare al ristorante Cinese”
Stefano Alì era più bravo.
“No, è un cazzone”
Ringraziamo Carmelo Amenta per la sua simpatia e disponibilità e v’invitiamo ad ascoltare la sua esibizione per Aretusea Magazine!
Per chi lo volesse seguire Carmelo Amenta su twitter @Carmelo_Amenta
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