Abbiamo intervistato i Former Friends, giovanissima band calabrese e questo è stato il risultato!
-
Come vi siete conosciuti?
R. La storia del nostro incontro somiglia molto a quelle avventure fantasy dove, ad un gruppo con un grande progetto, pian piano si aggiungono elementi che vanno a completare il puzzle. Io (Andrea) e Luigi siamo partiti da un bar alternativo in città, dove si esibiva con una chitarra – l’allora giovane e sbarbato – Marco (attuale chitarrista-back vocals), così decidemmo di assodarlo (da allora non ha ancora visto una lira). Lorenzo invece era la voce principale e bassista di un altro gruppo che andava forte tra i ragazzi in città: non poteva che diventare il nostro bassista.
-
Spiegateci un po’ il vostro nome, cosa vuol dire Former Friends?
R. Il nome Former Friends è stato molto discusso tra noi membri. Il dubbio che avevamo su una forte allitterazione di “F” e “R“ è stato subito sciolto dalla traduzione: vecchi amici. Il nome nasce dalla nostra forte coesione negli anni e da una piccola – e negativa – parentesi con un ex membro del gruppo. Solite situazioni tra birre e good ‘ol friends.
-
Il vostro genere sembra abbastanza lontano da ciò che gira oggi come oggi in Italia, che ne pensate?
R. Ci dispiace, non siamo né Liberato né i nuovi Backstreet Boys made in Calabria. Nonostante la scelta del genere ci penalizzi in visibilità, noi siamo perdutamente innamorati del mettere in musica quello che abbiamo dentro nella forma più spontanea possibile. E’ la nostra maledizione ma allo stesso tempo il nostro punto di forza. - La dimensione live è una delle dimensioni più importanti per gli artisti, come vivete i vostri concerti? Siete riusciti ad uscire dalla vostra regione di appartenenza?
R. Ogni concerto è come se fosse il primo. Cerchiamo la concentrazione più profonda e siamo maniaci della perfezione: il palco è un tempio sacro dove non sono ammesse sbavature. Questo è il nostro diktat. Grazie a questa visione scrupolosa (e alla grande dedizione) siamo riusciti a valicare i palchi più importanti calabresi, nonché vincere l’Arezzo Wave due anni fa.
- Quali sono le vostre principali influenze musicali?
R. Questa è sicuramente la domanda più complessa. Ognuno di noi ha influenze diverse (dall’r’n’b al post-rock) e credo che questo aiuti la nostra musica ad essere mutevole: il concetto di genere ormai è superato, e a noi non piace essere “etichettati”.
- Con chi vi piacerebbe collaborare?
R. Con qualche etichetta americana. Grazie ad una florida scena underground, sarebbe humus per la nostra musica.
- Progetti futuri?
R. “Di doman non c’è certezza”. Dopo due EP il nostro scopo è ora suonare e girare fin dove la nostra musica ci porta. È l’unica cosa che per noi conta.