Francesco Sbraccia pubblica Etimologia, un album che a primo ascolto colpisce, a secondo invece rapisce completamente ed al terzo potrebbe diventare uno dei migliori dischi ascoltati negli ultimi mesi. Le influenze dell’autore sono più o meno evidenti, soprattutto per tutto ciò che riguarda l’universo Fabi e dei cantautori italiani prima dell’apocalisse indie, ma ciò è davvero del tutto irrilevante, perché la musica di Sbraccia arriva direttamente dove deve arrivare, in fondo al cuore ed all’anima.
Etimologia è un album semplice e complesso allo stesso tempo ed ogni brano compone un mosaico molto ampio e variegato, tassello dopo tassello, Etimologia, convince e rende giustizia agli intenti del cantautore. Il singolo “Tocca a me” è un bellissimo biglietto da visita per presentarsi a chi ancora non conoscesse Sbraccia, il videoclip sviluppato con la tecnologia 360° è un tocco di classe in più rispetto a tutto ciò che si vede e sente in giro. Brani come “Coi piedi sull’erba” ed appunto “Etimologia” risultano essere piccole perle da ingoiare e lasciare dentro sé più a lungo possibile, perché dischi di questo calibro, se ne sentono al massimo due o tre l’anno, tra le rovine dell’indie e dell’apocalisse artistica che si è manifestata negli ultimi anni.
In conclusione, il disco di Francesco Sbraccia è ottimo, sotto molti aspetti, godibile, fresco, giovane al punto giusto e pieno di sentimento, cosa che ultimamente molti artisti ormai tralasciano, derivando così verso una musica di plastica poco viva, se non del tutto morta. Etimologia è un gran disco che ci ricorda quanto sia bello esser vivi. Un regalo che Francesco ci dona e noi ne saremo per sempre grati.
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