Fuzz
“Nomen Omen” dicevano i latini e mai come in questo caso la famosa locuzione è adatta a definire la band in questione, ovvero i FUZZ.
Il disco che mi accingo a recensire ha un titolo che è tutto un programma: ART, ovvero ARTE, ma in realtà si tratta di un acronimo che sta per Andare Restare Tornare, il che può voler dire tutto o niente, ma io l’ho trovato pur sempre a dir poco evocativo e suggestivo.
Già dalle prime note è evidente la direzione intrapresa dal quartetto piemontese capitanato da Luca Cigliana (Voce, Testi e Chitarra), ovvero un rock potente, diretto e viscerale, senza troppe pause né tantomeno fronzoli. Fuzz
La band ci propone 9 brani inediti più l’inusuale cover “Io ho in mente te” ri-scritta da Mogol nella versione italiana e portata al successo da una storica band italiana, gli Equipe 84, nel Sanremo del 1966. Fuzz
La rabbia che traspare da ogni singola traccia suona onesta e genuina, per niente pre-confezionata anche perché i nostri 4 cavalieri dell’apocalisse sembrano avere acquisito ed assorbito le lectiones magistrales impartite da band seminali quali C.C.C.P., GEA, Verdena e più recentemente, Il Teatro degli Orrori, solo per restare nei confini italici.
Già in apertura, “Suononero” è una vera e propria dichiarazione d’intenti e non ammette replica, poiché Luca urla a squarciagola “sono l’uomo nero e vengo per distruggere, sono l’uomo nero e vengo per risplendere”, sommerso da chitarre iper-distorte e ritmiche schiacciasassi, un vero e proprio inno rabbioso e devastante che spazza via ogni possibile melodia (perdonate la rima).
Ma il vero inno che da solo vale l’ascolto dell’intero disco lo troviamo all’interno della traccia 3, “Ebola” dove il nostro rocker urla nero di rabbia ma allo stesso tempo razionalmente e lucidamente “Scusa, sai, sono distorto per te, il tempo è un tiranno e non ti assolve dai lunghi silenzi, dai vuoti lamenti” / “Sei unica come Ebola”.
“Andare Restare Tornare” scorre via che è un piacere, veloce e senza lasciarci nemmeno il tempo di riflettere né di respirare, ci travolge con la sua violenza sonora e l’impatto devastante e deflagrante delle parole e delle chitarre taglienti , tanto che è necessario riascoltarlo più e più volte per godere appieno delle sue proprietà benefiche e tautologiche, poiché è risaputo che l’urlo è di per sé catartico e liberatorio e non possiamo fare altro che cantare tutti in coro come nell’inno generazionale “Sasha” “giorni uguali a ieri, questo mondo artificiale, tutto da rifare, giorni uguali ieri e settimane di ovvietà, vince l’Italia o forse no, è meglio un porno con la sua comicità”.
Vale la pena spendere anche due parole per la traccia che chiude il lavoro, ovvero una versione hardcore punk del classico degli anni ’60 “Io Ho In Mente Te” che diventa un vero e proprio inno punk in perfetto stile C.C.C.P. con ritmiche serrate e le consuete urla disumane e devastanti di Luca, ovvero la chiusura perfetta per un lavoro assolutamente valido ed omogeneo che ci porta indietro di parecchi anni con la mente pur restando moderno e attuale. Anche perché la rabbia è un sentimento sempre presente, in ogni epoca e insito in ogni generazione, nascosto o ben visibile, ma pur sempre evidente e inevitabile, un po’ come recita il titolo “Andare Restare Tornare”, ovvero un eterno dilemma ma anche un eterno ritorno, in questo caso alle sonorità tanto in voga soprattutto negli indimenticabili anni ’90.
Tracklist
01 – Suononero | 06 – Isola Blu |
02 – Immobile | 07 – A Testa Bassa |
03 – Ebola | 08 – La Parola Chiave |
04 – Sasha | 09 – Noia |
05 – Linoeranza | 10 – Io Ho In Mente Te |
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