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Hot Ice si racconta!

ragazzo con gilet catarifrangente hot ice

Hot Ice è un rapper veneto che in quest’estate ha voluto uscire dalla propria comfort zone del rap per entrare in altri mondi musicali grazie alla collaborazione con un produttore techno. Scopriamo cosa ha portato Hot Ice a questa rivoluzione nel suo percorso musicale.

Ciao! Partiamo subito, come nasce il progetto hot ice?

Ciao! Bè, ho iniziato a fare musica circa nel 2008, con amici che condividevano la stessa passione per il rap. Tutto è partito dalla scrittura, e registravamo le prime cose in sgabuzzini o camerette. Quasi contestualmente abbiamo iniziato anche i primi live. Nel tempo, dopo il primo gruppo di cui ero parte, ho proseguito da solista, e poi mi sono unito ad un altro collettivo, ma sempre portando avanti il mio progetto come Hot Ice.

Quali sono le influenze principali del progetto?

Principalmente il rap anni ‘90 e primi 2000, sia americano che italiano. “A Mio Agio” esce da questi schemi, così come anche altre mie sperimentazioni, ma la mia predilezione è per il boom bap, per il rap più classico e underground. Come artisti di riferimento posso citarti The Game, Jay-Z, Nas, Eminem come americani, e E.Green, Ensi, Club Dogo, Jack The Smoker fra gli italiani.

Com’è nato il tuo ultimo singolo? Qual è il processo creativo che segui?

A Mio Agio” è nato come collaborazione tra me e il producer techno Mala Tempora, per mia volontà, dato che desideravo sperimentare il mio rap su una produzione elettronica a BPM più elevati. Nel caso specifico, io partivo da una bozza di strofa che avevo scritto originariamente per un altro progetto, e da lì io e Mala Tempora abbiamo iniziato a trovarci in studio per definire il suono della produzione, cercando un compromesso tra le nostre idee e i nostri stili. Man mano che la parte musicale prendeva forma, io ho proseguito con la stesura del testo, e poi ho coinvolto Alessia Toffoli per definire il ritornello. Lei, oltre a interpretare quello, ha scritto anche una parte cantata, che inizialmente era posta alla fine del brano, ma in studio di registrazione a Milano abbiamo deciso di spostarla al centro, per valorizzarla maggiormente. L’ultima fase, appunto, è stata quella all’Attitude Studio di Milano, dove con Alesi abbiamo fatto suonare la base come volevamo, registrato le voci, mixato e masterizzato il tutto.

Con chi ti piacerebbe collaborare?

Della scena rap italiana direi Ensi e Jake la Furia, sono schiacciasassi con le rime. Sognando, di americani sarebbe figo essere affiancato a uno come Logic o J. Cole. Se invece parliamo di musica italiana in generale, un bel featuring in un brano di Gabbani non lo vedrei male!

Parteciperesti mai ad un talent? Cosa ne pensi in generale?

Questo è un argomento molto ampio di cui parlare secondo me, ma diciamo che come esperienza in sè ci può anche stare e può essere utile a capire come funzionano certe dinamiche. Io stesso ho fatto alcuni provini per un paio di talent, senza fare nomi. Non credo però sia funzionale basare la speranza di una carriera su questi. Se non si hanno le spalle grosse, e soprattutto competenze musicali (e spesso anche imprenditoriali) si rischia di fare una brutta fine. Io poi personalmente al momento credo di non avere neanche più l’età per intraprendere un percorso di quel tipo!

Quali sono i tuoi prossimi progetti futuri?

Sicuramente alcune collaborazioni che ho in sospeso. E poi credo che mi concentrerò sullo spettacolo teatral-musicale su cui sto lavorando insieme al cantautore Gilberto Ongaro, e che debutterà a marzo 2025. Non spoilero niente qua, ma è un progetto che mi porterà via abbastanza tempo ed energie, sperando che il risultato possa soddisfare il pubblico!

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Hot Ice – 1
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