Abbiamo intervistato Leonardo Gallato in occasione della data a Siracusa al Sikarù Beerstro. Leonardo sta portando in giro per l’Italia il suo ultimo album Tacet e noi ne abbiamo approfittato per conoscerlo un po’ meglio! Buona lettura!
Da dove comincia la tua storia in musica?
Comincia nel modo più classico possibile: da una chitarra. Prima una chitarra classica, poi si passa, come tutti, all’elettrica e alla prima band punk adolescenziale. Passo anche attraverso un periodo prog demenziale alla Elio e le storie tese, per arrivare alle prime esibizioni live da cantautore, se così vogliamo dire, nei miei anni romani.
Com’è nato Tacet?
È stato un disco dalla gestazione molto lunga. Molti dei pezzi erano già pronti da parecchi anni e mi hanno accompagnato in giro per l’Italia molto tempo prima che il disco nascesse. Tacet è poi il completamento, in musica, di un progetto nato nel 2015 a partire da una mia raccolta di poesie, ‘Silenzi’.
Fino al febbraio 2017, quando io e quatttro amici musicisti (che sembra quasi una barzelletta) ci siamo dati un appuntamento di tre giorni a Cremona, per registrare questi brani vaganti. Siamo partiti da ogni lato dell’Italia e abbiamo compiuto questo piccolo miracolo.
Ma il disco uscirà solo nel gennaio 2018, dopo una campagna di crowdfunding di successo su Musicraiser.
Come mai hai scelto il dialetto per le tue canzoni?
Non è una vera e propria scelta. Ho anche brani in italiano, sebbene in numero decisamente minore. Non è una scelta fatta a tavolino: io parlo e scrivo in due lingue, l’italiano e il siciliano, in base a come quell’idea o quel pensiero mi si forma in mente. Ogni lingua ha poi il suo peculiare punto di forza che cerco sempre di sfruttare. Il siciliano ad esempio è decisamente più viscerale, anche per chi non può comprenderlo immediatamente.
Con chi ti piacerebbe collaborare?
I nomi sarebbero davvero troppi. Partendo dalla nostra isola sicuramente Colapesce e Carmen Consoli. Ma andando anche più in là i nomi si affollerebbero: Edda, Iosonouncane, Verdena, Bollani, Esperanza Spalding.. ripeto, non finirei mai. Non ne ho uno in particolare. Mi incuriosirebbe vedermi in situazioni musicali assai differenti tra loro-
Andresti mai ad un Talent?
Assolutamente no
Quali consigli daresti ad un giovane artista che vuole portare la sua musica in giro?
Di essere sé stesso, sempre. E di puntare alla qualità e ai gusti personali, non a quelli del pubblico
Spazio saluti, ringrazia e saluta chi vuoi!
Il saluto doveroso va sicuramente ai musicisti del disco, e a quelli che mi seguono in giro per l’Italia in varie formazioni.
Saluto quindi i sassofonisti Giulio Gianì e Bruno Tomasello, i bassisti Salvatore Innorcia e Riccardo di Fiandra, il chitarrista Claudio Covato, il batterista Daniele di Pentima e il fonico Nicola Kruz Carenzi (per noi da sempre e solo “Kruzzariell”).
I ringraziamenti sono tutti per loro e per quella fetta di pubblico che ha accolto Tacet con vero entusiasmo e mi sta aiutando a portarlo in giro per l’Italia.
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