Nati tra Siracusa e Catania, i Miqrà danno vita ad un progetto inedito non classificabile in nessun tipo di genere musicale. Una storia tutta da raccontare!
Ciao siamo con i Miqrà.. partiamo con la sigla che non abbiamo! Lo dico subito per chi ci ascolterà, Giovanni è single ed ha una voce troppo porno. Noi siamo quelli scemi di Aretusea Magazine che stanno intervistando mezza Siracusa. La prima domanda è un po’ stupida…
G. “Nono, la prima domanda la facciamo noi, perchè il nero d’Avola?”
(Ad ogni intervista portiamo sempre il vino di casa)
Perchè bevo solo quello, spero vi piaccia. Comunque la prima domanda è, perchè “Miqrà”?
G. “E’ un termine che viene dall’ebraico antico, trovato in un abecedario per bambini, significa “Seduzione della parola”.
Porca miseria, ci avete spiazzati, complimenti! Prossima domanda, come vi siete conosciuti visto che non siete tutti di Siracusa?
G. “E’ stato tutto casuale, tra me e Corrado a Catania, un caffè infinito dove abbiamo concepito di creare una band, Mario è arrivato di conseguenza a Corrado visto la volontà di Corrado di suonare solamente con lui. Graziano viveva lì dove proviamo, ed è stato amore a prima vista.”
M. “Sì, pure con Graziano è stato casuale, quando io cominciai suonavo la batteria, poi il bassista andò via per questioni lavorativi, cercammo altri bassisti ma non trovammo qualcuno che ci piacesse e per amore del gruppo suonai io. Graziano si aggiunse con le percussioni solo dopo.”
G: “Poi c’è Valeria, una musicista che conosco da anni poiché vive a Catania, che non potevamo non invitare visto le sue qualità”
Il vostro genere, se dovreste etichettarvi, in cosa vi rispecchiate?
G. “Non siamo Folk, abbiamo letto la vostra recensione sul primo Maggio. Non è una bella domanda, ma comunque se di Indie dobbiamo parlare penso sia Indie. Non è completamente etichettabile, senza batteria, una formazione strana.”
M. “Abbiamo tutti background diversi, molte influenze diverse che insieme funziona e nulla è stato costruito a tavolino, tutto molto spontaneo in sala.”
G. “Avendo un background cantautorale, per amor dei Miqrà sono arrivato a censurare buona parte dei testi che non finivano mai! Come tutte le grandi storie d’amore, ci sono dei compromessi e pensiamo di aver trovato un equilibrio”.
Abbiamo intervistato sempre cantautori, adesso qui c’è una band “stile cantautorale”, anche se abbiamo deciso che siete folk, perchè scegliere una band anziché avere una carriera da solista?
G. “Penso che ci sono molti sportivi che singolarmente sono fortissimi ma in una squadra diventano anonimi, a livello personale l’esperienza di una band con dei musicisti come loro mi ha fatto crescere molto di più da una carriera solista. Senza le loro idee musicali non sarebbe uscito qualcosa di completo.”
Da solo sarebbe uscito un lavoro diverso dici…
G. “Avrei fatto in modo di suonare lo stesso ma non con gli stessi risultati, anche a livello personale accostandomi ai loro generi di ascolto ho avuto una crescita in ciò che è il mio background musicale, che adesso è certamente arricchito, adesso per colpa loro ascolto di tutto. Ho un nuovo scaffale con tutti i cd che ho rubato a Mario! A Graziano non posso rubare niente perchè ha ancora le cassette, è di un’altra epoca. Adesso spero di rubare i vinili!”
A livello compositivo, come funziona il tutto?
M. “Dipende, considera che alcune canzoni che suoniamo adesso, che avete sentito, risalgono a prima della formazione, ma che conoscete adesso perchè comunque il progetto Miqrà nasce nel 2012 e di fatto adesso rimane solo Giovanni delle varie formazioni che si sono susseguite negli anni. Io sono passato al basso come ti dicevo per non fermarci, c’era molto materiale di Giovanni ed insieme abbiamo dato una buona sistemata. Partendo da bozze siamo andati a limare gli angoli in sala prove. Spesso Giovanni viene con un’idea di fondo, un testo o un giro di accordi che noi insultiamo e censuriamo, io sono il censore perchè magari arrivi con tre accordi che non vogliono dire niente, e noi vogliamo fare qualcosa di migliore! Non come Ligabue insomma. L’idea è molto collettiva, sperimentiamo tanto.”
Una domanda stupidissima, purtroppo non sono un giornalista.. Perchè scegliere di fare una cover band anziché un progetto inedito?
G. “Visto che parlando di arte e di musica, e noi siamo quelli che la fanno male, è come un’idea di un falsario di quadri, per quanto possa essere bravo se non pure migliore dell’autore del quadro, non avrà mai l’intuizione di chi ha avuto l’idea di fare quel quadro. Per quanto bravo sei, arrivato ad un certo punto fare il lavoro di qualcun altro diventa limitante.”
M. “Io ho una visione molto più leggera, mi piace sperimentare, farlo su qualcosa di già fatto è molto limitativo anche se quelle cover band che ci sono, cambiano e migliorano personalizzando le cover che eseguono, però si parla di qualcosa di poco stimolante, anche se a me, a sedici anni stimolava parecchio fare le cover, ma le due cose non possono confrontarsi, è semplicemente una cosa diversa, io preferisco gli inediti adesso. Ho sempre bocciato le cover, anche per riempire le scalette per i concerti un po’ più lunghi ed è stata sempre una sofferenza fare cover con i Miqrà”
Per lo stile che avete che tipo di cover facevate?
M. “Per riempire un po’ le scalette, facevamo pezzi di Rino Gaetano, Battiato, Appino, cover semplici per non togliere tempo agli inediti.”
G. “Sì, fare cover è stato un progetto che abbiamo abbandonato subito”
Ora si apre la parentesi emozionale, prendi il vino! Quando ho ascoltato i Miqrà ho detto: “O è una schifezza o è una cosa fighissima”, poi ho ascoltato la tua voce e mi son venuti in mente gli Offlaga Disco Pax, voce bassa e recitata, ho visto che mancava la batteria, ho ascoltato ogni singola parola e dicevo: “Vero, mi ricordo”. Ed ogni particolare mi ricordava qualcosa. Ho condiviso il vostro pezzo riportando il testo del ritornello. Come ho detto a Stefano Alì, ormai si parla delle piccole cose, secondo te adesso perchè prima si parlava di politica, guerre, conflitti e adesso si parla delle “piccole cose?”
G. “Visto che la parentesi è romantica prendiamocela romantica a 360 gradi. Parliamoci chiaramente, l’ambito in cui noi artisti fighi e voi intervistatori fighi è l’Amore, con tante emme! Anche il modo d’intenderlo è cambiato. Se prima si poteva vivere di poesia e di ideali adesso è un po’ cambiato e bisogna tener conto di tante cose. Tipo, tu vuoi andar da lei ma non puoi andare per colpa delle targhe alterne. E’ cambiato il modo di intendere la trasposizione dei sentimenti stessi e la scrittura. Ognuno di noi infatti può ritrovarsi. E’ uno slancio di onestà da parte nostra comunque non parlare dei massimi sistemi della poesia. La realtà dei fatti è questa e viviamo tutti delle piccole cose. Io non vedrei un modo di scrivere i testi diverso da questo.”
M. “Non mi sento di poter scendere nei dettagli e non mi pronuncio. Per me non si pone il problema di cosa si faceva prima o cosa si fa adesso. Alcuni miei amici mi dicono che i nostri testi sono impegnati, ma ognuno da una chiave di lettura diversa rispetto a quella che sia l’autore del testo o io o Giovanni. Tu in radioattività hai trovato qualcosa di diverso come io ho trovato altro e Giovanni altro.”
Una puttana Russa… Chi è?
G. “Mistero”
Quindi era una cazzata.
G. “Eh…”
Mario, prima eri batterista, ora sei bassista, cosa ti ha spinto a cambiare?
M. “Come ho detto prima, come per i Miqrà è stata un’esigenza. Abbiamo iniziato in quattro, io, Giovanni, Corrado.. e questo bassista che non c’è più, è in Svizzera. Si suonava, io la batteria ed avevamo un’impronta completamente diversa.”
G. “All’epoca saremmo piaciuti ai teenagers”
M. “Quindi, cominci un progetto hai sempre una fase di assestamento, io tra una prova e l’altra non ricordavo i brani, ci sono sempre mesi di assestamento e poi si comincia seriamente. Con questa formazione noi abbiamo cominciato solo adesso, un anno di rodaggio personale. Quando io conobbi Giovanni nei Miqrà, scoprì che alla fine vivevamo a pochissimi chilometri di distanza senza saperlo. E’ chiaro che ci sia stato qualcosa di trascendentale.”
Sento che stiamo perdendo il controllo.. Abbiamo perso metà bottiglia di vino. L’ultima domanda, quando uscirà il vostro primo EP.
M. “Probabilmente non uscirà mai, si perde troppo tempo..”
G. “Questa è la visione negativa..”
M. “Neanche se ti chiudi un mese in studio non ci si riesce, in fase di registrazione ti rendi conto di ciò che poteva andare bene e ciò che si poteva modificare. La parte di batteria è stata registrata tre volte, come il basso, chitarra e voce, fin quando non si raggiunge qualcosa che ci piace davvero. Credo che entro il 2015 qualcosa uscirà sicuramente.”
Salutiamo gli altri componenti della band.
G. “Si, ciao Corrado che ancora è in quel di Catania che vedremo fra poco, Valeria che studia seriamente, Maestro Latina di cui sentirete parlate. Salutiamo pure Ciccio Bellia, nostro padre Spirituale, ed abbiamo pensato tutti di rasarci i capelli.”
Grazie ragazzi, ciao Valeria sono single.
G. “Andiamo a fumare.”
Ringraziamo sul serio i Miqrà per la loro disponibilità e per averci sicuramente arricchito con le loro idee e la loro voglia di fare. Vi auguriamo il meglio e non vediamo l’ora di ascoltare i vostri lavori.
Ascoltiamo qui la loro: Fellini e Charlot
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