Direttamente da Palermo arrivano gli eccentrici Utveggi, un mix di ogni genere musicale mai immaginato, simpatia e bravura. Questa è la loro intervista rilasciata per Aretusea Magazine.
Ciao ragazzi! E’ un piacere conoscervi anche solamente da lontano e mi dispiace non avervi intervistati di presenza, conoscendo chi ci ha messi in contatto, posso solamente immaginare la vostra simpatia!
Cominciamo subito! In voi c’è qualcosa di strano, scovandovi su youtube ho notato che accanto al vostro canale c’è una scritta in giapponese, partiamo da lì, chiariteci un po’ le idee, Palermo è diventata colonia del Giappone e non sapevo nulla?
R) A dire il vero non c’è molto spazio dedicato alla cultura giapponese a Palermo, eccezione fatta ovviamente, per la sfera più commerciale, ovvero manga e anime. Dal canto nostro, alcuni nostri testi sono in giapponese, anche se per la maggior parte scriviamo in italiano. Ci piace giocare con la lingua e le parole! La scritta riporta il nostro nome in giapponese, la cui lettura è pressappoco “Uttuvejji”.
Come e quando vi siete conosciuti (e se siete anche temerari, perchè vi siete conosciuti) e qual è stato il vostro primo intento? Formare una band d’inediti è abbastanza coraggioso!
R)Ci conosciamo da quando eravamo molto piccoli e suoniamo assieme più o meno da allora, anche se abbiamo condiviso diverse formazioni con altri musicisti nel corso degli anni. Il primo intento è sempre stato quello di scrivere musica nostra, senza tuttavia disdegnare qualche incursione nel repertorio delle grandi band.
Come vedete il vostro territorio natale? Conosco poco Palermo e dalle mie parti apprezziamo moltissimo la vostra cucina, ma in questa bella Sicilia, c’è altro? Vorrei tanto vedere realtà come le vostre ma purtroppo mi sembrano un po’ nascoste, vi prego, ditemi che è solo impressione mia.
R) In Sicilia ci sono tanti gruppi musicali di livello, gli spazi per ascoltarli ci sono anche se non sono tantissimi, basta tenere le orecchie aperte. Parlando di Palermo, ci sono diverse etichette indipendenti che animano la città con i musicisti del proprio roster, alcuni dei quali giunti anche alla ribalta nazionale. Ad ogni modo, se da una parte gli spazi non mancano, non sono molti invece quelli attrezzati a dovere per la fruizione di un concerto.
Esperienze musicali, diteci tutto quello che avete visto fuori dalla vostra città sia da artisti e da non protagonisti. Conoscete realtà musicali estere o italiane che vi va di citare?
R) Ciascuno di noi si è perfezionato in giro per l’Italia frequentando masterclass di musicisti del panorama nazionale e internazionale, alcuni di noi hanno vissuto all’estero e sono tornati a causa del destino che li voleva evidentemente tra le fila degli Utveggi. Come band, abbiamo suonato in luoghi e festival molto belli ma abbiamo anche vissuto situazioni un po’ bislacche. Il mestiere è bello anche per questo!
Ho litigato con il vostro bandcamp, voleva ascoltare “Millepiedi” così tante volte che ad un certo punto mi è comparso un pop up con su scritto “Comprati la musica degli Utveggi”, questo per farvi capire quanto mi piacete, quali sono le vostre influenze musicali, artisti che ammirate di più?
R) I gruppi che ci hanno influenzato e tuttora ci influenzano sono tanti. Tra di noi c’è chi ha completato il conservatorio, chi ha studiato jazz, chi viene dal punk rock e chi da esperienze teatrali, alla fine la mediazione e la mescolanza di questi elementi diventa il repertorio degli Utveggi.
Parliamo dei vostri videoclip, davvero professionali, da cosa parte l’idea di un video degli Utveggi? Ad esempio “To’” o “Chestasucc” dove si possono apprezzare delle bellissime mosse di danza orientali e non! Vi sentite un po’ gli Elio e le storie tese siciliani? Secondo me dovreste bussare a quella porta per un bel featuring!
R) Il video di Chestassucc (del videomaker Alessandro Mariscalco) ha una trama nonsense, condita dalle mosse dello stralunato protagonista (l’attore Nicola Franco) e dai sui cartelli, che riportano la traduzione in giapponese del testo. Nel video di To’ (del visual artist Antonio Cusimano alias 3112htm) le immagini descrivono semplicemente il testo della canzone, che parla di mele e numeri. E’ uscito un altro videoclip, Potosì, firmato dal nostro chitarrista Bruno Pitruzzella e girato alla stregua di un documentario sul mondo sottomarino. Riguardo agli Elio, fanno ovviamente parte del nostro background musicale ma negli ultimi anni abbiamo preso una direzione un po’ diversa!
Parliamo del vostro singolo “Il trucco”, ho letto il testo senza ascoltarne la musica e sembra una via di mezzo tra una filastrocca ed un flusso di coscienza; mai mi sarei immaginato d’interpretare parole così, con l’aggressività del ritornello, precisamente, da dove vi vengono queste idee? Non so se mi sono spiegato, come fate a mescolare così tante cose diverse tra loro senza aver paura di osare troppo? A volte qualcuno dei vostri ascoltatori viene da voi a dirvi: “Oh, ma che sei scemo?”
R) “Oh ma che sei scemo?” ce lo diciamo su base quotidiana, a prescindere dagli esiti musicali. I testi nascono da vari spunti: romanzi, vite di personaggi storici o fantastici, animali, colori, fiabe: ne Il trucco, il testo prende le mosse da una storia appartenente alla raccolta “Racconti fantastici” di Ryunosuke Akutagawa , scrittore giapponese vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.
Parlateci della vostra situazione discografica, avete o state già collaborando con qualcuno?
R) Al momento non abbiamo un’etichetta, anche se l’ultimo disco è stato prodotto tecnicamente e artisticamente da Luca Rinaudo di Almendra Music. Abbiamo quasi ultimato il materiale per l’album successivo, la cui uscita è programmata per il 2016. Vedremo se vedrà la luce sotto un’etichetta!
Progetti futuri? Restare in Sicilia? Scappare via? O tornare qui per cambiarla dopo esser andati via?
R) A novembre di quest’anno andremo in Giappone per un tour di due settimane e faremo dei concerti a Tokyo, Yokohama e in qualche altra città di quella regione. Una volta tornati, pianificheremo il 2016 con l’idea di costruirlo attorno all’uscita del nuovo album. E magari, a fine anno, andremo a suonare in un altro paese ai confini del (nostro) mondo. Vedremo!
Grazie della vostra pazienza ragazzi, spero che le domande siano state di vostro gradimento.
R) Grandissimo Lorenzo! Grazie a te per l’intervista, ti aspettiamo a Palermo! Un saluto a te e ai tuoi lettori!
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