Un progetto “indipendente e autoprodotto”, un video molto divertente e allegro, la forza di canzoni scritte con il sorriso ma non per questo banali: SUE (Susanna Cisini) ci racconta il suo ultimo clip “Ho capito una cosa importante” e ci racconta un po’ di sé.
Ci racconti chi è Sue?
SUE è un progetto indipendente e autoprodotto, non mi stancherò mai di dirlo, perché ne vado fiera.
Per me è motivo di grande orgoglio riuscire a portare in giro un progetto di inediti, da 3 anni, con tutte le fatiche che dominano questo mondo.
Mi piace definire SUE come semplicemente un progetto di canzoni che racconta storie… le storie riguardano personaggi, situazioni, luoghi e il tutto è condito da una sottile ironia che
diventa il modo, scelto da SUE, per affrontare tematiche diverse con maggior leggerezza.
“Ho capito una cosa importante” è il tuo nuovo video. Ci vuoi spiegare come nasce?
L’idea è nata da una cosa su cui stavo riflettendo e che effettivamente avrei voluto dire in quel brano, infatti, è nato prima il ritornello. Andando poi avanti col testo mi sono resa conto che, invece, sarebbe stato scontato dirla quella cosa, lo avrebbe reso un brano semplicemente banale, non dicendola invece lo ha reso un brano ironico e particolare.
Il video, invece, è nato con l’intenzione di renderlo leggero, ironico e fresco, quasi estivo. L’idea inizialmente era di girarlo, infatti, prima dell’estate ma poi non è stato possibile, così, abbiamo dirottato sull’Autunno, stagione da sempre preferita di Sue (Guarda i video sulle stagioni di SUE su Youtube)
A quanto si capisce sei molto “social”: la tua presenza su Facebook & c. è dovuta alla tua carriera o sotto sotto ti diverti?
Inizialmente è stata una cosa un po’ forzata e, forse, ancora, in parte lo è: non pubblicherei mai tutte quelle cose dipendesse solo da me… Ma per questioni di comunicazione e pubblicità è necessario farlo. Ora non nego che, soprattutto le interazioni con chi mi segue, mi divertono molto e mi fanno piacere. Quindi, in fondo, non è poi così male essere molto social.
Hai un album alle spalle: che cosa ti ha insegnato realizzare il disco?
Mi ha insegnato molto. Innanzitutto mi ha insegnato concretamente un sacco di cose tecniche che stanno dietro alla realizzazione di un disco, mi ha insegnato ad avere fiducia nelle persone, mi ha insegnato ad avere stima in me stessa perché mai avrei pensato seriamente di riuscirci, nonostante fosse uno degli obiettivi della mia vita.
Sei anche molto attiva dal punto di vista del sociale e soprattutto sotto l’aspetto della parità di genere. Ci vuoi parlare di questa tua attività “parallela”?
Da sempre non mi piacciono le ingiustizie. Soprattutto quest’anno mi sono ritrovata inaspettatamente e per caso di fronte ad un problema che non pensavo ci fosse, o meglio, non pensavo fosse così realmente radicato in ogni ambiente, parlo del “problema delle donne”.
Sapevo fosse purtroppo presente in molti ambiti lavorativi, radicato nella politica e nella società, ma non pensavo che le discriminazioni fossero anche presenti nella musica, eppure è così. A differenza di quanto ci fanno credere, le donne in musica risultano un problema ma ancora non ho ben capito il perché. Basta guardare i risultati delle ultime selezioni dei più importanti festival Italiani che hanno visto la presenza solo del 10% delle donne nella fase finale, non si può parlare quindi di gusto personale di chi seleziona, ma ci si deve interrogare sul perché siamo fermi a questo punto.
Com’è la scena di Milano dal punto di vista musicale?
Milano è una città aperta anche ai progetti di nicchia o di ascolto come può essere SUE, fortunatamente. Purtroppo è necessario parlare di crisi nel settore musica e trovare contesti disposti ad investire sulla musica di qualità e inedita, anche a Milano, sono veramente pochi.
È indispensabile adattarsi e considerare di uscire in formazioni ridotte quando è necessario, per esempio.
Quali sono le artiste che ti hanno più influenzato nella tua carriera?
Io ascolto moltissima musica emergente, molte cantautrici mi ispirano nella scrittura. Importante è stato il mio incontro virtuale con Margherita Vicario, all’epoca una giovane cantautrice che univa la musica con il racconto, quasi teatrale, di storie. Un racconto spontaneo, non costruito, che ti teneva incollato al susseguirsi delle battute e delle immagini che riusciva a creare con i suoi testi. Da lì ho lavorato affinché anche la mia musica andasse un po’ in quella direzione.
Hai un disco in arrivo? Ci vuoi già raccontare qualcosa?
Al momento non è previsto un secondo disco perché devo capire bene in che direzione andare e con chi. Come dice Gino, un brano di Sue “In fondo quello che conta davvero non è il come ma scegliere dove andare.”