Quest’anno a Catania si è tenuta la terza edizione dello Zanne Festival, manifestazione che vede coinvolte band di ogni nazione per dare vita ad uno spettacolo unico ed inimitabile che colloca il festival Catanese tra i migliori e più belli d’Italia. Ecco il nostro live report a cura di Elia Capitani.
Catania, Via Milano, trentotto gradi all’ombra. Così inizia il mio live report dello Zanne Festival 2015. Sono le 7 del mattino e prepotente la sveglia sul mio iPhone mi avverte che è l’ora di alzarsi e risplendere, si fa per dire, ci pensa già abbastanza il sole. Corsa in metro, no prima colazione, si vede anche il mare da lì. La stazione Italia ha le macchinette obliteratrici un po’ permalose e possessive, decidono loro in base a criteri che devo ancora scoprire se ridarti indietro il biglietto oppure no. Altra cosa che devo ancora capire è da dove proviene quel freschetto ristoratore che solo la metro sa regalarti, che solo all’ultimo scalino scompare riportandoti alla realtà. Borgo è la fermata (Lorenzo dobbiamo scendere a questa), la prima cosa che ci si presenta davanti, oltre alla scalinata, seconda solo a quella di Caltagirone, è il mega cartellone dello Zanne in giallo a contrasto con la pietra lavica del piccolo grande Gioeni. Tracciare la via è sempre un buon modo di cominciare, quindi in realtà il mio Zanne è iniziato con un giorno di anticipo, biglietto della metro e in mano una bottiglietta d’acqua comprata alla stazione; ma questa è un’altra storia.
Un giovedì di luglio qualunque diventa il Day One, tutto sorprendentemente pronto, anche se qua e là si sente ancora qualche colpo sulle staccionate di legno. Il mio primo ricordo è il sorriso gigante di Gemma all’info point, la maglia forse un po’ piccola e la mia carpettina verde. Mi sentivo un po’ importante, anche io ero parte integrante del tutto, passata da infiltrata speciale ad una riunione alla quale non ero nemmeno stata invitata (altra storia ancora) a volontaria all’interno del parco.
Tutte le attività mattutine erano suddivise in dieci zone, ognuno con suo colore, col suo piccolo angolo. La mia era “Qua la Zanna” patrocinata dalla Lega Nazionale per la Protezione del Cane della sezione di Catania. Inutile dire che è stato tutto molto bello, gli animali sanno amarti in modo incondizionato, non sarai mai troppo vecchio, troppo grasso o troppo rompiscatole per loro. Quindi auguro a tutti i cucciolotti di Valentina di trovare presto una famiglia e una casa. Lucky continua così, sei un perfetto stronzo-radar, e quelli con la barba sono i migliori.
Alle 11 d. m. a “lavoro concluso”, familiarizzato con gli altri volontari (Daniele e Giorgio siete stati degli ottimi compagni di banco), e caffè preso, raggiungo Lorenzo nella sua area. Lo trovo impegnato, davvero molto impegnato, seduto su un pallet all’ombra di un salice, con l’espressione beata di chi sta osservando un enorme tendone bianco che da lì a qualche giorno, sarebbe diventato tela per un bellissimo murales. Quel pallet ci ha ospitati spesso durante la nostra permanenza al Gioeni, era strategicamente all’ombra e in un posto tranquillo, fontanella dell’acqua a tre passi (alla fine Lorè hai fatto un buon lavoro).
Tutti i ragazzi dell’organizzazione si sono presi cura di noi in modo impeccabile, a pranzo e a cena ci consegnavano dei ticket da scambiare con birrette e bolognesi . Sempre all’ora di pranzo si faceva tanta fatica a respirare, l’ondata di caldo africano aveva deciso di arrivare proprio in quei giorni. Dallo stage iniziavano ad arrivare i primi suoni del sound check. Cullati dalle chitarre e ogni tanto destati dai rullanti, il tramonto ha fatto presto ad arrivare. Il parco ha cominciato a svuotarsi e la sicurezza era molto convincente: “Tutti ai cancelli!!”, “Tutti fuori!!”. Un’ po come ai blocchi di partenza, questo è stato il mio pensiero alla vista delle prime persone in fila. Noi, con il nostro braccialetto al polso, che dopo una settimana non riesco ancora a togliere, lo guardo, quasi per cercare conferma a tutto quello che ho vissuto. Cancelli aperti, palco ad un metro di distanza, selfie di rito e sospirone.
I primi tecnici salgono sul palco, le luci si accendono e i ragazzi del concorso le “Nuove Zanne” inaugurano quelli che saranno quattro giorni di musica di ottima qualità.
I FFS headliner della serata hanno fatto saltare l’intero parco, ed anche l’Etna con i suoi boati, ha partecipato all’esaltazione collettiva. Eravamo in quattromila a saltellare sulle note di Take me out ed avevamo l’impressione che in quel momento non ci trovassimo in un bel parco Catanese, ma proprio dentro un mega festival Londinese con dentro tutta la storia musicale possibile ed immaginabile, l’esibizione dei FFS non ha deluso le aspettative mettendo in lustro anche un gruppo come gli Sparks, gruppo storico del panorama internazionale che non accenna a fatiche di nessun tipo.
I Balthazar hanno fatto venire voglia di cantare insieme a loro e di alzare il bicchiere per un brindisi, come dice la loro Blood like Wine, pezzo con la quale hanno chiuso il loro concerto.
Il secondo giorno che si è svolto più o meno come negli eventi citati prima, è stata la volta degli Spiritualized, scenografie mozzafiato con immagini di universi, pianeti e stelle in slowmotion si alternavano dietro la storica band inglese. Palloncini bianchi con piccoli led all’interno incorniciavano tutta la scena, avevo come la sensazione che da un momento all’altro, pochi eletti, sollevati da quei palloncini sarebbero volati verso quelli universi lontani. A dividere il palco insieme agli Spiritualized si sono alternati: A Place to Bury Strangers con la loro energia indie rock, The Dead Brothers ed il loro sano mood da zombie nascosti da maschere ed atteggiamenti da pseudo morti viventi, e gli Ultimate Painting con il loro alternative rock molto piacevole da ascoltare che rendeva giustizia al tramonto Catanese.
Musica elettronica a gogo per il terzo giorno, tubi led colorati che si sono via via accesi fino ad ospitare Four Tet. Prima di lui Camp Claude , Luke Abbott ci hanno intrattenuti con la stessa intensità, quella sera ho avuto come l’impressione, che non ci fosse né un headliner né degli artisti di supporto, è stato tutto molto coerente ed entusiasmante.
La serata conclusiva per me è accompagnata da una sola parola “Hope”, ultima ma non per questo meno importante. I Godspeed you! Black Emperor, sono saliti sul palco nel silenzio solenne, nella semi oscurità senza dire nemmeno una parola per tutta la durata del concerto. La band ha continuato per due ore senza mai fermarsi e regalandoci uno spettacolo tale da poter sentire l’aria stessa intorno vibrare e cambiare forma, non esageriamo nel dire che probabilmente abbiamo ascoltato una delle più grandi ed importanti band del panorama mondiale, il loro post rock fuso a chissà quali contaminazioni ha saputo fare ondeggiare anche il più distaccato ascoltatore dello Zanne Festival.
Inutile dire che è stato magico, la fine del viaggio che ti lascia appunto speranza che arrivi qualcosa di migliore, che l’esperienza ti regali coscienza. Consapevolezza che anche in Sicilia è possibile realizzare qualcosa di grandioso. Nella terra di chi dice: “Perchè dobbiamo farlo?” e non: “Facciamolo!”, ritagliarsi i propri metri quadrati è difficile. Lo Zanne sì, mi ha lasciato speranza! Il verde del prato, la roccia nera, il panorama della città di Catania alle otto del mattino, le facce delle persone che hanno condiviso tutto questo con me e un pizzico di leggerezza che prima non avevo. La nostra esperienza è stata più che positiva, è stato un piacere aver lavorato con i ragazzi ed aver potuto dare una mano nel nostro piccolo. . . alla prossima!
E se vi trovate in Sicilia il prossimo anno, fate un salto! Grazie!
Adesso vi consigliamo la loro pagine Facebook Zanne Festival Facebook
Zanne Festival – 1 | Zanne Festival – 2 |
Zanne Festival – 3 | Zanne Festival – 4 |
Zanne Festival – 5 | Zanne Festival – 6 |
Zanne Festival – 7 | Zanne Festival – 8 |
Zanne Festival – 9 | Zanne Festival – 10 |